lunedì 18 gennaio 2010

GUARDANDO NEGLI OCCHI UN ANIMALE

DESCRIVI LE SENSAZIONI CHE HAI PROVATO GUARDANDO NEGLI OCCHI UN ANIMALE
L’animale che ho guardato negli occhi era Lusier, il mio criceto che è morto molti anni fa. E’ capitato per caso. Io ero piccola e stavo mettendogli il cibo nella vaschetta per farlo nutrire; quando ho alzato lo sguardo per vedere che faceva lui, subito ha smesso di giocare nella girandolina e si è avvicinato a me con quelle sue zampine corte e con quel suo corpo tozzo e grassoccio con varie sfumature del marrone. Ha alzato la sua testolina pelosa e io ho abbassato la mia. Io lo guardavoo fisso per scoprire la sua reazione. Ad un tratto anche il suo sguardo incrociò il mio. Durò una frazione di secondo ma a me parve molto di più. I suoi occhiettini piccoli e tondi di un nocciola intenso, vagamente acquosi mi fissarono impauriti. Mi parve di cogliere nel suo sguardo una dose di nostalgia, forse per la sua famiglia, ma non solo quello. Percepii la strana sensazione che lui si sentiva in trappola, incapace di vivere liberamente la sua vita. Obbligato a vedere solo quello che gli sta di fronte. Costretto a arrampicarsi solo su una girandolina. Capii nel mio piccolo che rimpiangeva la libertà. La libertà di essere lui stesso e di andare dove voleva andare, ascoltando solo ciò che gli suggeriva il cuore, per quanto piccolo esso sia. Magari incapace di farsi una famiglia e quindi sentendosi inutile per la sua specie. Vergognandosi di essere costretto a vivere lì, in solitudine. I suoi occhi erano spenti e supplichevoli, benché tristi, molto tristi. Era in cattività anche se noi pensiamo che aveva tutto, cibo, acqua e perfino una girandolina su cui giocare e una casetta nella gabbietta, dove si poteva accampare la notte. Percepii inoltre che si sentiva inutile ad essere considerato solo un soprammobile, oggetto d’ornamento. Dovevo restituirgli la libertà e magari quegli occhietti color nocciola spenti, sarebbero potuti tornare ad essere luminosi e splendenti, proprio come il giorno in cui era venuto alla luce. Io inoltrata nei miei pensieri non mi accorsi che se ne era andato a giocare sulla girandolina, con gli occhi umidi e lucidi di rabbia, vergogna e solitudine. Saranno stati forse questi fattori a scaturire la sua morte poco tempo dopo. Lusier non era fatto per essere rinchiuso in una gabbia,costretto a vivere in un rettangolo, solo. Magari avrebbe potuto fare grandi cose, il mio Lusier, con i suoi simili. Ma noi, gli abbiamo negato questo diritto. Queste sono le sensazioni che ho provato incrociando il suo sguardo.
MARIA FLAVIA MAIORANO Classe 1^ sez. A Secondaria di 1° G.

1 commento:

  1. ...divertente proprio no! E' una attenta descrizione dei sentimenti vissuti che denota una sensibilità d'animo unica...Brava

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